TRA TORRI E CASTELLI

25.11.2012 11:57

 

TRA TORRI E CASTELLI

Brevi itinerari partendo da Civitanova Marche

Pievefavera – Rocca d’Ajello – Rocca di Varano – Rocca Borgia – Castello Pallotta

Civitanova Marche è una stupenda località balneare, meta per piacevoli e divertenti vacanze. La sabbia dorata

e l’azzurro del mare, più volte insignito con prestigioso riconoscimento della bandiera Blu – dalla Fee,

costituiscono il punto di forza della città. Accanto lo splendido paesaggio marchigiano, dolci colline e borghi

senza tempo, offrono spunti per interessanti escursioni nell’entroterra alla ricerca di storia, tradizioni,

enogastronomia.

Una rete stradale comoda e facile da seguire rende veloce ogni spostamento dalla costa verso i paesi più interni

della provincia.

I° Itinerario: Civitanova Marche – S. Maria Apparente – Castello della Rancia (Tolentino) - Urbisaglia.

Durata: 1 giorno

Strade: str.urbana - superstrada ss.77 direzione Foligno uscita Pollenza, seguire le indicazioni per Castello

della Rancia – strada provinciale …..direzione Macerata, poi, strada provinciale direzione Sarnano -Urbisaglia

Civitanova Marche , dinamica cittadina commerciale e turistica, presenta ancora oggi i resti storici di un passato antico e fiero nelle cinta muraria di Civitanova Alta, borgo medievale adagiato sulla collina a ridosso del mare, e nel torrione di S. Maria Apparente. La cinta muraria fu ricostruita dal 1440 al 1540 per volontà del Capitano di ventura Francesco Sforza,che con le sue truppe, occupò le Marche in quegli anni. L’opera fu realizzata come fortificazione per una miglior difesa del Comune dai maestri comancini, esperti costruttori dell’epoca. Gli stessi realizzarono il torrione di S. Maria Apparente. Maestosa torre quadrangolare, fortificata e con merlature ghibelline ( a coda di rondine) sulla sommità. Una architettura bassa, solida, priva di elementi decorativi ma fiera nella sua potenza e nel suo ruolo. La torre solitaria e severa nella pianura proteggeva un molino presso il fiume Chienti La muratura si erge a difesa “piombante”, con una sporgenza terminale molto attenuata. La sporgenza infatti poggia su lunghi beccatelli utilizzati in alcuni punti come caditoie. La torre era circondata da un fossato e si notano ancora gli incastri per le catene del ponte levatoio. La costruzione non è predisposta alle bocche di fuoco in quanto era legata ad una funzione meramente difensiva. Abbandonata delle truppe degli Sforza, il torrione fu utilizzato come molino fortificato dal Governo Pontificio che vi fece apporre una lapide sulla parete di levante, ancora ben visibile, recante lo stemma di Papa Niccolò V. Il torrione fu utilizzato come punto di avvistamento e per sparare con la bombarda. Caratteristiche simili si ritrovano nelle torri murarie di Civtanova Alta: Porta Zoppa e Porta Marina. Le due torri superstiti delle antiche mura castellane (ristrutturate nel 1977) presentato merlature e beccatelli molto simili a quelle del torrione di S. Maria Apparte, anche se con maggior imponenza ed eleganza, spiegabile con l’esigenza di dimostrare dominio, potenza e forza militare in tutto il territorio.

Torrione di S. Maria Apparente Castello della Rancia Urbisaglia

Tolentino Castello della Rancia

Il Castello della Rancia deve il suo nome alla preesistente grancia cistercense, dipendenza dell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. Intorno al 1350 Rodolfo II da Varano di Camerino, capitano generale della Chiesa nella Marca, intuendo l'importante funzione militare di una fortificazione a difesa della valle del Chienti e della Strada Romana estromise i monaci, si impadronì della grancia e la trasformò in castello. L'imponente costruzione fu condotta a termine nel 1357 per opera dell'architetto Andrea Beltrami da Como. Nel 1581 il Castello fu ceduto da Gregorio XIII ai Gesuiti che lo trasformarono, essendone cessata la funzione difensiva, in grande fattoria ed ospizio per i viaggiatori. Successivamente entrò in possesso della famiglia dei marchesi Bandini che, due secoli più tardi, lo cedettero al Comune di Tolentino. Nel corso degli anni ebbe ospiti, tra gli altri, Pio Il nel viaggio da Roma ad Ancona, dove morì (1464), Giovanna d'Austria (1573), Margherita duchessa di Parma (1580), Cristina di Svezia (1655) e, nel 1782, Pio VI di ritorno da Vienna; in quell'occasione venne eretto un arco trionfale tuttora esistente di fronte all'imbocco della strada che conduce al castello. Fu anche centro di numerose battaglie: nel 1377 fu conquistato dai condottieri John Hawkwood (Giovanni Acuto) e Lucio von Landau; nel 1406 vi si acquartierò Braccio da Montone nella campagna contro Fermo; nel 1442 vi fu stipulata una tregua tra Francesco Sforza, che ritentava la conquista della Marca, e Nicolò Piccinino al servizio del Pontefice. Il 2 e 3 maggio 1815 fu teatro della Battaglia della Rancia, in cui le truppe austriache comandate dal generale Bianchi sconfissero Gioacchino Murat, re di Napoli, che tentava di unificare l'Italia in quella che fu definita la prima battaglia del Risorgimento italiano. Strada Romana: era la strada che collegava la costa adriatica, ed in particolare il Santuario di Loreto, con Roma. Corrisponde in parte all'attuale Strada Statale 77. Gioacchino Murat: fu cognato di Napoleone che gli aveva concesso il Regno di Napoli. In occasione della disfatta del Bonaparte, nel tentativo di conservare il regno, stipulò un'alleanza con l'Austria. Quando Napoleone, fuggito dall'isola d'Elba, rientrò a Parigi, Murat mosse guerra al suo precedente alleato nel vano tentativo di unificare l'Italia. Sulla pianura situata alla sinistra del fiume Chienti, a 7 chilometri da Tolentino, s'innalza, maestoso e suggestivo, il Castello della Rancia ricostruito nel sec. XIV sulle strutture di una preesistente grancia cistercense. Il castello, di forma quadrangolare, è composto da una cinta merlata rafforzata da tre torri angolari. A difesa dell'ingresso principale del castello si eleva una delle torri a cui si accedeva mediante un ponte levatoio, sostituito in seguito da uno in muratura. Il mastio, nucleo originario della preesistente grancia, è alto circa 30 metri ed è costituito da quattro piani, di cui i primi tre sono voltati a crociera. Al secondo piano, fornito di un ampio camino e raggiungibile tramite una scala a chiocciola in pietra, si trovava l'alloggio del granciario e poi del castellano. Il piano seminterrato del mastio, illuminato da due alte feritole a bocca di lupo, fu un tempo usato come prigione come indicano i grossi anelli in ferro infissi alle pareti. Su due lati adiacenti della corte, provvista al centro di una profondissima cisterna, si innalzano due porticati con archi a tutto sesto sorretti da pilastri cilindrici in laterizio. Al primo piano un altro porticato affianca un ampio salone, probabilmente la parte del castello che aveva funzione di residenza. Dal cortile si accede a una cappellina barocca eretta dai Gesuiti.Testimonianze non confermate sostengono l'esistenza, al centro del cortile, di un'altra cisterna dove sembra vennero sepolti molti dei caduti durante la Battaglia della Rancia nel 1815. Secondo la tradizione esisterebbe inoltre una galleria medievale che dovrebbe congiungere il Castello alla Basilica di S. Nicola. Grancia: (dal francese grange) era fattoria e deposito di derrate alimentari dipendente da una abbazia. granciario: era il responsabile dell'amministrazione della grancia alle dirette dipendenze dell'abate. Battaglia della Rancia: fu combattuta il 2 e 3 maggio 1815 fra l'esercito austriaco comandato dal generale Bianchi e Gioacchino Murat, re di Napoli, che tentava di unificare l'Italia. Da diversi storici l'avvenimento fu definito la prima battaglia per l'indipendenza italiana. Basilica di San Nicola: costruita dagli agostiniani nel sec. XIII sotto il titolo di Sant'Agostino, assunse l'attualedenominazione dopo la morte di San Nicola (1305), canonizzato nel 1446. Tra le numerose opere d'arte che racchiude, riveste eccezionale importanza il cosiddetto Cappellone, che conserva il più vasto ciclo di affreschi delle Marche, uno dei più importanti in Italia, dovuto alla scuola giottesco-riminese. Urbisaglia Per castello, in questo caso, si intende un borgo difeso da mura di cinta, torri e porte fortificate. La rocca era invece la fortificazione destinata esclusivamente a funzioni militari di controllo all'esterno ed interno del castello. Due antiche porte principali sono tuttora visibili. Porta Entogge ad ovest (detta poi Porta Trento) e Porta Fiastra (detta poi Porta Piave). Le porte hanno perduto i loro attributi militari, ciononostante sono tuttora ben leggibili e documentano i due sistemi principali di ingresso al castello. Il castello di Urbisaglia venne eretto nell'area nord-occidentale della distrutta città romana di Urbs Salvia. Rovine di tale città furono inglobate tanto nell'area del castello che in quella della rocca. Essa venne eretta agli inizi del Cinquecento da Tolentino occupando id sito di un preesistente Girone medioevale (di cui residua la parte basamentale del mastio) e insistendo quindi anche nel sito di quella che era verosimilmente l'Arce (Arx o rocca) della città romana di Urbisaglia. La rocca, costruita da maestranze lombarde, ha pianta trapezoidale con fronte SO più esteso rispetto a quello NO. Ai quattro lati si innestano altrettanti torrioni circolari scarpati. Una torre d'ingresso situata sul fronte NO della rocca veniva tutelata tanto dal torrione angolare Ovest che dal mastio situato a ridosso della cortina anzidetta

II° Itinerario: Civitanova Marche – Castello Pallotta (Caldarola)

Durata: 1 giorno

Strada: superstrada ss.77 direzione Foligno uscita Caldarola

Castello Pallotta

Il castello Pallotta dà un volto indimenticabile a tutto il paese di Caldarola: dall'alto del colle si impone con l'armonia di una costruzione rinascimentale, che ha preso il posto delle modeste abitazioni dove una volta aveva dominato il castrum feudale. Non si hanno notizie certe sulla nascita di questo castello nel quale si entra attraverso Porta Camerte, chiusa da un massiccio portone. Superato il primo cortile con cammino di ronda, saracinesca per la chiusura dell'entrata e relativa caditoia ci si trova in un atrio piuttosto buio; nel vestibolo di sinistra si può ammirare un affresco del 1485. Dall'atrio si passa nella sala delle carrozze, delle sellerie e delle armi. Attraverso il ponte levatoio si entra nel parco, dove giganteggia uno dei pini più antichi della regione. Nel piano nobile, tra le numerose sale, completamente ammobiliate, si distingue la sala da pranzo, nella quale è conservata una ricca collezione di ceramiche del '700 e di cristalli di Boemia.

Catestello Palotta - Caldarola

La signoria ed il restauro del Castello di Caldarola furono delegati alla famiglia Pallotta nel 1450 da Niccolò Mauruzi da Tolentino. Jacopo, ingegnere militare, colui che già nel 1460 aveva potuto ricostruire tutto ciò che le guerre e il tempo avevano distrutto, discendeva da una stirpe di guerrieri-architetti normanni, scesi in Sicilia con Goffredo di Buglione verso il 1100. Nel 1296 il capitano di ventura Gugliehno Pallotta difese quasi da solo il ponte di Brindisi " dai franzosi ", armato di una mazza snodata a tre palle, la quale campeggia nello stemma gentilizio concesso in seguito da Bonifacio VIII. La famiglia ha avuto, nel corso dei secoli, ben quattro cardinali ( Evangelista 1597, Giovan Battista 1666, Guglielmo metà del '700, Antonio 1847) ma, soprattutto, ad Evangelista, elevato alla dignità della Porpora e nominato Prefetto della Fabbrica di San Pietro dal marchigiano Sisto V, la città di Caldarola deve la sua rinascita architettonica e la sua struttura tipicamente sistina. Alla fine dell'Ottocento, il conte Desiderio, erede della sensibilità architettonica della famiglia, si impegna nell'impresa di ripristinare e ricostruire le opere deteriorate, restituendo al Castello parte dell'antico carattere militare.

Pievefavera

L'antico sito di Faveria, sorto in epoca romana, si caratterizza come statio, cioè stazione di posta, grazie alla felice posizione geografica, situata lungo la strada di congiunzione tra la Flaminia e la trasversale che univa Urbs Salvia ad Ancona.4 Nell'alto Medio Evo (X -XI sec.) il centro, spostatosi nel frattempo sullo sperone roccioso, divenne "pieve" ed andò assumendo via via la forma attuale. Il paese, infatti, disposto con uno schema a lisca di pesce, risulta circondato da ben tre cinte murarie con portali a sesto acuto. La Chiesa plebale è stata ricostruita nel XII secolo e rimaneggiata in epoche successive. Particolare il Sagrato, punto focale della pievania, dove è possibile ammirare alcuni reperti archeologici di epoca romana. Un più ampio Antiquarium è posto all'interno della Torre castellare ed offre agli occhi del visitatore una particolare commistione tra epoca romana e medioevale, cosa che d'altronde è già evidente nel toponimo del paese.

Valcimarra

Testimonianza concreta e visibile della presenza dei Monaci Benedettini nel territorio caldarolese è data dal rudere della monumentale facciata della Abatia Sancti Benedicti de crypta saxi Latronis, la quale si erge ancora maestosa, seppure mimetizzata tra la vegetazione, appoggiata ad una roccia sovrastante Valcimarra. Si tratta di una vera e propria fortificazione feudale pronta a raccogliere al suo interno monaci e popolazione locale nei momenti di pericolo. Interessante anche il piccolo Santuario della Madonna del Sasso che nasconderebbe, secondo la leggenda, l'antro della Sibilla Cimaria; all'interno vi si possono ammirare due affreschi: una Crocifissione e una Madonna col Bambino attribuibili al Maestro di Patullo

Vestignano

Il castello ( IX - X Sec.) , con le modifiche apportate dai Duchi da Varano di Camerino, è pervenuto a noi nelle sue strutture portanti e rappresenta un valido esempio di arte castellare, dal suggestivo impatto paesaggistico. Tuttora, appare costituito da una cinta muraria, al cui interno si eleva una torre circondata da una "corte", riservata al comando della difesa; all'interno d el "castrum", si trova una seconda cinta muraria che congloba le abitazioni della comunità rurale. Di notevole interesse artistico la ducentesca Chiesa dei Santi Martino e Giorgio, all'interno della quale è possibile ammirare il Trittico di Simone de Magistris, raffigurante l'Ascensione, la Crocifissione e l'Assunzione, intervallato da due riquadri più piccoli con San Giorgio e San Martino. Si possono ammirare inoltre opere di Andrea de Magistris e Nobile da Lucca.

Croce

La fortificazione (XIII secolo) a noi pervenuta, dalla particolare forma a V, risale al periodo di dominio dei da Varano ed aveva lo scopo di difendere la zona sud-est delle proprietà della famiglia camerte. La particolarità di questo "castello" sta nel fatto che l'abitato coincide esattamente con la cinta muraria, al centro della quale si trova la porta d'ingresso a sesto acuto. La chiesa, all'interno della quale ci sono ben cinque altari in legno dorato, conserva opere di Nobile da Lucca, Andrea, Simone e Federico De Magistris, nonchè un notevole Crocefisso, posto sotto l'altare centrale, ed un rude quanto possente S. Antonio Abate, entrambi lignei.

  Valcimarra               Vestignano                     Croce

III° Itinerario: Civitanova Marche – Camerino – Castelraimondo – S. Severino Marche.

Durata: 1 giorno

Strade: superstrada ss 77 direzione Foligno / Camerino – strada provinciale 22 – strada provinciale 122 – strada

provinciale 127.

Camerino Rocca del Borgia

La Rocca del Borgia fu fatta costruire tra il 1502-1503 per iniziativa di Alessandro VI dopo l'assedio e la conquista della città e il massacro di Giulio Cesare da Varano e di tre suoi figli per tenere a bada la città nostalgica della dinastia varanesca. Architetto fu Ludovico Clodio, che costruì più tardi per Giulio II la fortezza di Gallera a Bologna. Fu parzialmente smantellata nella seconda metà dell' 800. Conserva ancora due torrioni ed il mastio. Interessante la visita agli ambienti di quest'ultimo. La rocca era divisa dalla città da uno strapiombo che veniva superato con un audace ponte levatoio. L'avvallamento fu riempito nel 1600 per concessione del papa Clemente X, già vescovo di Camerino. Sulla spianata interna, al lato Sud, vi è parte della struttura del convento francescano di S. Pietro in Muralto che vi sorgeva almeno dal 1300 e fu incluso nella rocca.

Rocca di Aiello (ora Castello Vitalini)

Di un castello così imponente sul colle, tuttora abitato, posto a dominare la valle tra Camerino e Castelraimondo, abbiamo poche notizie, ma essenziali e legate a nomi evocatori di fortune diverse della grande famiglia Da Varano: Gentile, subito dopo il passaggio delle truppe Sveve, nel 1260 costruì due torri collegate da galleria seminterrata; Giovanni, il deciso fortificatore delle terre e dei confini camerinesi, le rafforzò per collegarle all'intagliata (sistema di fortifícazioni a difesa del ducato) di cui divennero un punto nevralgico Rodolfo III, il primo vero signore assoluto, ricordò nel testamento (1418) questa torre circondata da alcune case; Giulio Cesare, il più grande dinasta, in un momento di floridezza, nella seconda metà del '400, aggiunse alle torri il palatium, le stanza cioè per abitazione (il Conti vi notò un secolo fa motivi decorativi simili a quelli del castello di Beldiletto; pere e tralci), Proprietà Massei dapprima, passò in eredità all'Orfanotrofio di Camerino, quindi fu acquistata da Saverio Bruschetti, che nella prima metà dell'800 trasformò totalmente l'antico castello appartenente oggi al conte Giuseppe Vitalini Sacconi.

Rocca Varano

La strada che conduce alla rocca attraversa Varano di sotto, un gruppo di case in cui poco deve essere cambiato dal tempo in cui il maniero era efficiente. Alcune case risalgono al 1300. La chiesina di S. Antonio poggia direttamente sullo scoglio. Conserva un portale romanico in pietra bianca. A tergo della rocca restano i ruderi della chiesa di S. Giuliano. Il gruppo dominato dalla rocca Varano, simbolo della forte e gloriosa signoria, si fa aspro e petroso, a picco sulla valletta del rio S. Luca e sulla stretta valle del Chienti. Le rovine attuali portano i segni di ogni era ed anche del declassamento a casa colonica, fino agli inizi di questo secolo, che poi è servito a salvare il rudere. Rodolfo Gentile Da Varano e i suoi predecessori, i Signori del secolo XV che continuarono saltuariamente ad abitarvi, ne tennero sempre il possesso. Finito il ducato divennero proprietari la camera apostolica, i Bandini e di recente il Comune di Camerino. Il taglio per il ponte levatoio, l'unico praticato alla roccia, è ancora visibile. Si entrava subito in una torre di difesa. La porta d'ingresso, in calcare bianco, a sesto acuto, già sormontata dallo stemma dei Signori, era obliqua all'accesso del ponte per chiare ragioni difensive. La torre quadrata , oggi caduta, aveva vari piani ad impalcato e a volta ai quali si accedeva da una scala ricavata nel muro, Una costruzione sotterranea con volta a botte, tuttora maestosa, probabilmente un tempo sovrastata da stanze con torri ai lati, metteva in comunicazione questa ala con quella sul lato del fiume divisa da ampio cortile: la torre bassa nell'angolo di levante (l'attuale merlatura è tarda) e l'edificio di recente restaurato, che è servito da casa colonica, sono le poche parti di una maestosa e poderosa Rocca sopravvissute all'incuria dell'uomo. La porta ad arco pieno comunica con il muro di cinta sul declivo.

Castelraimondo Castello di Lanciano

Il complesso storico monumentale del castello di lanciano sorge nel Comune di Castelraimondo in prossimità della riva sinistra del fiume Potenza dove già sorgeva nel 1240 un mulino cui per primo si collegò il toponimo “Lanciano”. Il castello rinascimentale voluto da Giovanna Malatesta, figlia di Sigismondo signore di Rimini e consorte di Giulio Cesare da Varano, Signore di Camerino, fù ultimato nel 1488 trasformando una vecchia rocca della “Intagliata”, il sistema difensivo che dal ‘300 congiungeva senza soluzione di continuità Torre Beregna con Pioraco. Nel 1754 il complesso venne assegnato dalla Camera apostolica ai Bandini che ne mantennero la proprietà sino al 1977, restaurandolo e arricchendolo con arredi di pregio e collezioni d’arte. Nell’1977 per volontà testamentaria della principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini il castello è stato assegnato agli Arcivescovi pro tempore di Camerino e diviene un museo unico nel suo genere per arredi, decorazioni ed una ricca collezione di quadri. Il castello è immerso in un parco secolare, attraversato da corsi d’acqua derivati dal Potenza.

  Castello di Lanciano                            Castello di Lanciano Sala interna